sabato 25 febbraio 2012

La notte delle spese

Con la delibera n.22 del 13 febbraio 2012 la Giunta ha stabilito i nuovi canoni per la partecipazione alle edizioni 2012 della Notte delle Streghe e della Fiera di Santa Lucia. L’introito previsto da queste tariffe per l'edizione 2012 della Notte delle Streghe è di euro 65.470,00.

Sono previsti aumenti per le tariffe dei 72 operatori al dettaglio su aree pubbliche (da euro 310,00 ad euro 410,00), per gli artigiani in forma singola e associata (da euro 155,00 ad euro 255,00). Altre maggiorazioni riguardano le tariffe per i bar ed i ristoranti dalle quali si prevede di ricavare euro 11.115,00.

Spiccano in particolare gli aumenti dei canoni per le Associazioni che occupano le aree per la ristorazione. Se nel 2011 tale introito era pari ad euro 1.900,00, nel 2012 si prevede di ricavare euro 20.500,00.

I canoni per gli stand in Via Veneto passano da euro 550,00 ad euro 7.000,00 per la zona dell’ex pesa e ad euro 5.000,00 per il Parco dei Tigli. Lo stand in via Roma costerà euro 2.500,00 (invece di euro 550,00), mentre ogni stand in via Fosso del Pallone (ne sono previsti al massimo 3) dovrà sborsare euro 2.000,00 (invece di euro 250,00).

Considerato che la Notte delle Streghe costa sui 135.000,00 euro e che le entrate da sponsor sono colate a picco negli ultimi anni, ci si chiede come verranno coperte le altre spese (posto che tutte le entrate previste vengano incassate). Ricordiamo che nel 2011 il Comune ha dovuto coprire direttamente con risorse proprie le entrate da sponsor che erano state sovradimensionate e che non si sono verificate (gli euro 110.000,00 previsti nel bilancio di previsione approvato il 30 giugno 2011 sono stati ridimensionati ad euro 30.000,00 in sede di assestamento di bilancio il 28 novembre 2011).

E del resto, al di là dei conti, i tempi sono ormai maturi per cominciare a ragionare sul superamento di questa manifestazione, che da vari anni ha chiaramente esaurito il suo ciclo, destinando parte delle risorse risparmiate ad attività culturali maggiormente sostenibili ed innovative.

venerdì 17 febbraio 2012

Domenico Finiguerra, Personaggio Ambiente 2011

Vi riportiamo una intervista a Domenico Finiguerra, sindaco di Cassinetta di Lugagnano, vincitore del Premio Ambiente 2011 di Pamela Pelatelli tratto dal sito greenme.it, buona lettura.

Il cellulare di Domenico Finiguerra brucia in questi giorni. Lo chiamano per congratularsi, per intervistarlo, per invitarlo a parlare della sua esperienza. Da sindaco di Cassinetta di Lugagnano, un comune di 1800 abitanti, è diventato Personaggio Ambiente del 2011, conducendo battaglie sul consumo del suolo che pochi amministratori avrebbero avuto il coraggio di portare avanti. Molti altri, ora, stanno seguendo il suo esempio. Anche noi di greenMe.it, non abbiamo resistito alla tentazione di porre a Domenico Finiguerra qualche domanda.
Nel suo blog ha detto di voler condividere il premio con tutte le realtà  che nel nostro Paese cercano di difendere il nostro patrimonio. Come si sente a essere riconosciuto portavoce di tutte queste associazioni?
Indubbiamente, mi fa sentire una grande responsabilità addosso. Vengo spesso chiamato a partecipare a battaglie locali e vivo tutto questo come una cosa molto bella: chiamano me anche perché spesso chi cerca di difendere il proprio territorio è sbeffeggiato dalle istituzioni attorno. Il Forum Salviamo il Paesaggio e il Movimento “Stop al Consumo del territorio” hanno però evidenziato la presenza di un pensiero condiviso. Di tutti coloro che ne fanno parte, io spesso mi trovo a essere sotto i riflettori ma ho cominciato a trovare in questo un bel modo di fare politica.


Quando lei ha dato il primo No al consumo del suolo nel suo comune era il 2009. Fu visto come un alieno. Ora le cose stanno cambiando. Si sente più  a suo agio?
Per Cassinetta di Lugagnano, allora, si trattò di fare una scelta di tipo locale, guidata anche da un certo istinto che ci voleva far sentire di avere un approccio differente al suolo rispetto a quanto non succedesse nel contesto milanese. I comuni vicini non capivano. Eravamo etichettati come ambientalisti. La svolta è avvenuta successivamente: quando abbiamo organizzato la mobilitazione contro la legge regionale definita "ammazza parchi" e con l'apertura del blog.
Per quanto riguarda la prima, ci siamo trovati centinaia di persone che con noi si presentarono davanti al Pirellone per protestare. Ottenemmo che la legge fosse ritirata. Per quanto riguarda la seconda, la decisione di aprire un dialogo su web è nata in concomitanza con l’accumularsi di richieste di partecipazione a convegni e movimenti locali. Volendo dare risposte a tutti, decisi di aprire una mia pagina web che ha trovato un suo assiduo pubblico. La popolarità di Luca Mercalli su Rai3 ha poi dato voce a quello che fino a quel momento era una questione di nicchia.
Negli ultimi 4 anni ho fatto 300 incontri in tutta Italia: ciò che mi fa più piacere è percepire la chiara sensazione che il nostro atteggiamento, di chi alza paletti contro il consumo dissennato di suolo, non è affatto estremista. Al contrario vorremmo che cominci a essere percepito estremo l'atteggiamento di chi non si vuole accorgere di certe verità che sono ormai sotto gli occhi di tutti.



Si cominciano a diffondere Piani di Controllo del Territorio a livello comunale e provinciale. Forse ne servirebbe uno nazionale. E' d'accordo?
Certo. Dovrebbe esserci una moratoria nazionale come accade in Germania o in Francia. Se il consumo di suolo fosse considerato un'emergenza nazionale si potrebbero trovare dei sistemi di compensazione degli oneri di urbanizzazione per i comuni, per esempio, che permetterebbero di non usare il suolo pubblico come ultimo strumento di contrattazione. Per questo, uno degli obiettivi del Forum è proprio quello di portare una legge in Parlamento che almeno ponga il problema. Vedere i deputati parlare di questi argomenti sarebbe il mio sogno.
Uno degli output del Forum Salviamo il Paesaggio è la realizzazione di un Censimento in tutti i comuni d'Italia. Partendo dal fatto che fino a ora non è stato possibile farlo. Come pensate di riuscirci?
Con lo strumento della mobilità  pubblica. E rendendo impopolare l'atteggiamento di tutti coloro che usano il territorio in maniera irresponsabile. Così come tutti ormai si professano difensori dell'aria o dell'acqua, così dovrà essere fatto con il suolo. Per raggiungere questo scopo dobbiamo mettere gli amministratori di fronte al fatto compiuto: il suolo non è una risorsa illimitata, l’abbiamo già consumata troppo, è inutile costruire senza una domanda a supporto dell'offerta. Chi avrebbe mai immaginato un uomo che pur avendo una casa se ne costruisce un'altra lasciando la prima vuota e abbandonata: eppure è quello che stiamo facendo. Ci serve il senso dell'economia delle cose.
Si parla del fatto di non sprecare cibo, di non sprecare l'acqua. Ma non si parla di non sprecare territorio eppure è una risorsa finita anche quella. Come mai secondo lei?
E' dovuto al basso valore che viene riconosciuto alla terra in sé. A un pezzo di terreno ormai si aggiudica solo un valore monetario calcolato in funzione dei servizi che lì si andranno a installarsi o al consenso determinato dalla sua vendita. Il PIL è positivo sia se il capannone costruito lì dove c'era un campo è utilizzato, sia se è abbandonato: questo significa non dare alla terra il suo valore reale, calcolato sulle effettive opportunità di crescita che da essa possono venire. Il luogo comune vuole che solo se ci edifico sopra, quell'appezzamento di terreno sarà per me fonte di ricchezza, mentre non è così.
Sono usciti di recente i dati pubblicati da FAI e WWF sui livelli inquietanti di consumo del suolo nel nostro paese. Pensa che usare un po’ di allarmismo sia un buon modo per sensibilizzare la gente?
E' necessario far emergere l'allarme, nella misura in cui, ovviamente, sia fondato su dati scientifici. Questo è l’unico modo per tenere botta a tutti gli scettici che vorrebbero negare il problema. Personalmente però penso che l’arma migliore sia un mix tra pessimismo e ottimismo: coniugare la denuncia con forme più leggere di comunicazione che facciano sorgere il dubbio. Per me, parlare a Striscia la Notizia, o portare in giro uno spettacolo come “Un nuovo mondo è possibile” con Luca Bassanese sono strumenti per entrare in contatto con un pubblico diverso, che magari non ha mai sentito parlare prima di cambiamento climatico.
Nazioni come Francia e Germania hanno estrema cura del proprio territorio. L'Italia ha uno dei patrimoni naturali più belli del mondo e lo divora. Come mai?
Sicuramente, complice di questo meccanismo è la sciatteria della classe politica che, di fronte al degrado di certe bellezze, non ha saputo o voluto intervenire. In secondo luogo, il fatto che noi Italiani non consideriamo il patrimonio come una fonte di reddito. Per noi il turismo si è velocemente trasformato in guadagno immediato per il turista mordi e fuggi, magari da ingannare con scontrini più alti, ma certo non da accogliere affinché torni l'anno successivo. Dell'avidità parlava già Pasolini e penso che sia uno dei problemi che ancora oggi ci contraddistingue. Di fronte a questo, la politica non ha posto freni, al contrario ci si è immersa a piene mani facendo buon viso a cattivo gioco.
Di contro so e mi piace rivedere ogni volta di fronte a me tutti quegli italiani che al patrimonio ci credono e lo vorrebbero protetto, curato e diverso.
Alcuni amministratori dicono che la politica non può permettersi di dire “no”, al massimo può decidere di assumere in sé una tendenza. Quali sono gli step che l’amministrazione potrebbe cominciare a mettere in atto?
Se tornare indietro è ormai difficile, si potrebbero cominciare a dire dei piccoli no, mettere dei paletti e decidere di gestire il pregresso, ciò che c'è già, oppure iniziare a dichiarare la non possibilità di trasformare un terreno agricolo in edificabile.
Un altro punto potrebbe essere quello di ridefinire il concetto di utilità pubblica: quando si espropria per fare un'autostrada è a quel diritto che ci si appella. Se decidessimo che la sovranità alimentare è la priorità, allora probabilmente si potrebbe identificare la terra come un'utilità pubblica da preservare.
Infine si potrebbe cominciare a pianificare: riuscire a identificare le terre in cui è possibile edificare, perché rocciose o non fertili rispetto a quelle di classe più alta e quindi dense di ricchezza produttiva.



sabato 11 febbraio 2012

Se questa è una strada pubblica




Dalle prime ore del mattino la situazione in via Al Mare e via Malpasso è molto critica, il prefetto ha chiuso l’autostrada e decine e decine di camion sono fermi nelle citate vie in attesa che venga riaperta. Questo comporta che i servizi di ordine pubblico e di emergenza non possono passare e svolgere il loro lavoro.

Lo spartitraffico realizzato 3 anni fa, che serviva per aumentare la sicurezza della via Al Mare, non permette un passaggio agevole dei mezzi di soccorso nei giorni normali, figuriamoci in queste condizioni.

E per diversi cittadini l’unica soluzione è stata percorrere la carreggiata contromano.

venerdì 10 febbraio 2012

Una domanda sulle altre antenne

Ma per le altre tre stazioni radio mobili installate sul territorio il Comune avrà informato i cittadini così come prevede il “Regolamento comunale per l’installazione, il monitoraggio, il controllo e la razionalizzazione degli impianti di telefonia mobile cellulare” approvato con delibera del Consiglio Comunale n.61 del 16 luglio 2001?

Nel dubbio, abbiamo presentato un’interrogazione per fare chiarezza anche su questo punto.

venerdì 3 febbraio 2012

Varianti bocciate




photo by Gerard Girbes






Con delibere di giunta n.12, 13 e 14 del 25 gennaio 2011 la Provincia di Rimini ha rispedito al mittente le varianti adottate dal Comune di San Giovanni in Marignano con delibere di Consiglio Comunale n.19 del 14 marzo 2011 (comparto C2-12 Montalbano), n.41 e n.42 del 14 giugno 2011 (Piano recupero Via Gramsci e Comparto D10-1 Riviera Horses, meglio conosciute come varianti dei VIP).

In particolare, si segnala che

- la variante del comparto C2-12 non può essere approvata e occorre che sia riadottata disciplinando la Zona Bianca interna al comparto che non avendo previsione urbanistica è in contrasto con la normativa vigente.

- la variante del Piano di recupero di Via Gramsci potrà essere adottata solo dopo che sarà adottata la precedente delibera del comparto di Montalbano che prevede una riduzione della capacità insediativa; in caso contrario, infatti, visto che in Via Gramsci è previsto un aumento della capacità edificatoria, non potrebbe essere rispettato il limite del 6% degli incrementi complessivi della capacità edificatoria residenziale previsto dalla normativa vigente.

- la variante del Riviera Horses non può essere approvata e deve essere riadottata in quanto le zone agricole destinate a parcheggi nell’accordo con il privato non sono state individuate nella cartografia. Inoltre, si evidenzia che l’aumento della superficie complessiva dell’albergo comporta una dotazione degli standard superiore a quanto previsto nel P.R.G. vigente; che devono essere disciplinate le caratteristiche tecniche dei parcheggi; infine, che per la realizzazione del parcheggio occorre realizzare una procedura pubblica aperta anche a soggetti terzi che vogliano presentare un’offerta.

Segnaliamo inoltre che anche le modalità di pubblicazione dell’avviso di deposito degli atti di questi varianti suscitano qualche perplessità (a questo proposito abbiamo presentato un’interrogazione).

Che cosa intendono fare a questo punto i vertici politici che hanno fortissimamente voluto queste varianti e che, evidentemente, non sono stati in grado di valutare a fondo le conseguenze delle proprie decisioni? Si crede davvero di potere ancora andare avanti esibendo disinvoltura e distacco anche rispetto alle magagne più grosse tanto la colpa è sempre degli altri? In fondo, la capogruppo del PD si è dimessa per molto meno.

(Se questi sono gli esiti di varianti urbanistiche anche di un certo peso, non ci si deve dunque stupire di come è stata gestita la vicenda dell’antenna telefonica di Pianventena).