Vi riportiamo un articolo tratto dal sito:
http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2012/12/friuli-venezia-giulia-quando-il-golf-e-un-pretesto-per-cementificare-il-territorio/
Una delle regioni [il Friuli Venezia Giulia] con le piu alte percentuali di consumo di
suolo apre nuovi orizzonti al cemento con il pretesto dello sviluppo
turistico.
Nemmeno risalendo agli anni di Stendhal è possibile
rintracciare un cenno a Bicinicco, tranquillo Comune della pianura
friulana, in chiave turistica. Ma da quest’inverno non è più così: anche
Bicinicco, insieme a Castions di Strada, entra a vele spiegate nel
novero dei Comuni turistici della regione.
A dicembre un emendamento ad hoc, firmato dai consiglieri PdL
Galasso e Colautti, allarga le maglie che consentono di ottenere questo
status: non solo per i Comuni “limitrofi” od anche solo
“viciniori” ad un Comune già “turistico”, ma pure qualsiasi Comune nel
quale venga prevista la realizzazione di “impianti turistico-ricettivi
rispondenti agli standard nazionali, europei o internazionali di
settore”.
Fresco di stampa il BUR con la legge pubblicata, già a gennaio i due
Comuni chiedono di diventare Comuni turistici e subito dopo a marzo la
Giunta regionale delibera il riconoscimento.
A muovere improvvisamente tutta questa solerte attività
politico-amministrativa sta il progetto, già affacciatosi alla ribalta
ai tempi della Presidenza Illy che lo sosteneva, di un “centro
golfistico internazionale” presentato da Friulia-Adria project, società
di un imprenditore sudtirolese.
Dalla stessa delibera regionale si possono ricavare i contorni del progetto: un intervento complessivo di 250mila mc
ripartiti in “opere sportive e ricreative” per 5mila mc pari al 2% del
totale (!); “strutture ricettive alberghiere” per circa 85mila mc (330
camere più servizi vari) pari al 34%; “residenze golfistiche” per un
massimo di 150mila mc (325 nuove case) pari al 60%; “spazi commerciali e
per manifestazioni ed eventi” per circa 10mila mc pari al 4% dei volumi
con alcune limitazioni di superficie commerciale e collocazione “presso
un ambito” non meglio definito che richiami una “piazzetta”.
Volumi e percentuali parlano da soli. Praticamente una Bicinicco 2.
Poiché appare evidente che l’aspetto economico
dell’iniziativa non è la costruzione di un impianto da 27 buche con i
migliori servizi sportivi, ma un investimento in edilizia che,
come stanno ormai dimostrando tutte le inchieste giornalistiche di
questi tempi è animato da una logica speculativa (edilizia e
finanziaria) che sta consumando a vantaggio di pochi la risorsa suolo
nel nostro Paese.
La priorità non è produrre beni o servizi ma avere dei beni,
terreni, alberghi, case, centri commerciali, da scambiare come valori
finanziari per ottenere accesso al credito, alla politica, alle
relazioni “giuste”, per poter magari poi vendere tutto o parte per
investire in una nuova opportunità speculativa.
Forse non per niente sembra che qui si pensi ad una utenza
giornaliera di oltre 1.000 ospiti/giorno quando la media parla di
100/200 ospiti/giorno. La stessa gestione del centro golfistico è, molto
probabilmente, un accessorio economico, posto che, in genere, per
questo vengono create gestioni associative che coinvolgono direttamente i
frequentatori piuttosto che la proprietà.
Anche in questo caso la politica, locale e regionale, è
sembrata più preoccupata di nascondere il progetto piuttosto che di
farne un momento di dialogo ed eventuale condivisione.
Forse perché vi sono già altri progetti simili che si stanno
preparando a partire, forse perché anche in questo settore manca ogni
volontà e capacità della parte pubblica di assolvere ad un ruolo di
programmazione e quindi di scelta, forse perché si ritiene che
“tutto fa brodo” in momenti di pesante crisi economica e lavorativa,
forse perchè non si hanno altre idee di uno sviluppo possibile che non
preveda distruzione di territorio.
Non
crea perciò alcuna riflessione il fatto che attorno all’area del
“centro golfistico” ci siano cave dismesse o impianti di lavorazione
degli inerti in attività, una strada statale e tre provinciali che
attraversano o sono prossime ai campi. Né per indirizzare
questi progetti verso aree che possano favorire veramente le piccole
economie locali e le imprese familiari (reti di agriturismi e di B&B
che pure in regione esistono) invece che lo speculatore senza radici a
cui interessa il paesaggio in cartolina o non quello reale. Né la strumentalità
del ricorso al paravento di uno sport come il golf per coprire una
trasformazione violenta della dimensione locale.
Legambiente FVG insieme al Comitato per la difesa del Friuli
rurale ha iniziato a seguire con attenzione le procedure urbanistiche ed
autorizzative promosse dai Comuni, ritenendo che questa possa,
purtroppo, essere solo la “prima volta” di una nuova versione del
consumo di territorio.
Questo progetto non trova giustificazione nemmeno nel protocollo Stato – Regioni,
di cui il Friuli Venezia Giulia è capofila, volto alla promozione
dell’immagine turistica della Regione e dell’Italia proprio puntando
alla diffusione della pratica golfistica. Risulterebbe che vi siano
pochi campi rispetto alla media di altri Stati europei e rispetto alla
modalità di frequentazione degli appassionati.
Ma questo non può voler dire che qualsiasi proposta possa essere realizzata,
comunque in qualsiasi luogo e senza nessuna integrazione con i
territori e le loro dimensioni ambientali e sociali. I “villaggi in
quota” li abbiamo già conosciuti e l’artificializzazione dell’offerta
turistica, a scapito dei paesi veri, della promozione delle identità e
delle tipicità disponibili, non si è dimostrata un fulgido esempio di
buona economia né per la montagna né per la regione.
Questo progetto, infine, è una spia rossa che segnala la
crisi profonda della capacità pianificatoria della politica regionale,
alle prese con un Piano di Governo del Territorio che si vuole approvare
a forza ma che è già svuotato di ruolo dal ripetersi di singole scelte
che appaiano senza logica generale e occupano territorio e vincolano il
futuro.
Elia Mioni e Luca Cadez
Legambiente FVG
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