Ad ulteriore chiarimento della questione dei "diritti edificatori" pubblichiamo una nota dell'urbanista Edoardo Salzano apparsa sul n.19 della rivista Carta del 29-5-2009.
Mentre in molte regioni si fanno nuovi piani urbanistici comunali che sostituiscono i piani regolatori vigenti, si scopre che i vecchi piani prevedevano aree edificabili in quantità che oggi si rivelano eccessive: zone industriali largamente incomplete, zone d’espansione eccedenti rispetto alle necessità di oggi.
Qualche sindaco di buon senso vorrebbe ridurre queste previsioni, e utilizzare il nuovo piano per tagliare aree inutilmente edificabili. Ma da qualche tempo è prevalsa una convinzione: se un piano urbanistico ha dato al terreno una destinazione edificatoria, ha fatto nascere nel proprietario un “diritto edificatorio”, che non può essere eliminato senza pagare al proprietario un indennizzo.
Questa tesi è una balla, eppure su di essa si è progettato il nuovo piano regolatore di Roma; ciò ha dato a quella tesi una grande autorevolezza.
Una recente sentenza del Consiglio di stato (n.2418 del 10 gennaio 2009) ribadisce che quella tesi è del tutto infondata. Già su eddyburg.it lo avevamo dimostrato alcuni anni fa, ma è importante che la tesi sia stata ribadita dopo anni di deregulation.
La tesi del Consiglio di stato in sintesi è la seguente. Il piano urbanistico generale può modificare una destinazione d’uso precedente, anche se è stata avviata e lungamente elaborata la procedura di formazione di un piano di lottizzazione. Il comune deve motivare correttamente la decisione, ma l’unica spesa che deve sostenere è quella eventuale di spese legittimamente sostenute dal proprietario.
Non solo, ma è del tutto legittimo imprimere una destinazione d’uso agricola a un terreno precedentemente dichiarato edificabile se quel terreno è idoneo per l’agricoltura. Accertare che un terreno è idoneo per l’agricoltura ed impedirne conseguentemente l’urbanizzazione, insomma, non significa porre un vincolo, ma attribuire una destinazione d’uso adeguata alle caratteristiche di quel suolo.
tratto da http://eddyburg.it/
Nessun commento:
Posta un commento