venerdì 8 gennaio 2016

La coerenza difficile

Dal 2009 cerchiamo di spiegare alla comunità sangiovannese che il compartone è un progetto inutile per il benessere e la vivibilità del paese.


Quando si dice che occorre uno sforzo di riflessione collettiva su di un progetto ormai datato, non si fa che prendere atto che un'idea superata non può bloccare il cambiamento politico e sociale di cui San Giovanni, come tutti i paesi che non vogliono divenire sterili, necessita.

Da tempo suggeriamo che il compartone,
data la situazione del soggetto attuatore, nota ora anche al comune, non è più (solo e principalmente) una questione urbanistica.
Non può che fare piacere osservare
che questa consapevolezza si va diffondendo e che sta, con tutte le lentezze del caso, diventando patrimonio comune.


Non abbiamo bisogno, oggi, di una gara, per tanti versi futile, a chi è (o è stato) più coerente sulla annosa questione del C2-4. 

Oggi, crediamo, ci sarebbe piuttosto bisogno, al di là e soprattutto attraverso le differenze, di un atteggiamento unitario nel paese ed in consiglio per contrastare le forze che dal passato già tentano (o tenteranno) di riportare indietro le lancette della situazione politica che si è determinata. Non basta dire: sono problemi loro, che sono stati causa negli anni del loro male. Bisognerebbe fare lo sforzo di andare più in profondità e di cercare di cogliere, anche dall'opposizione, le dinamiche positive ed innovative che, su certi temi, si  possono sviluppare nella maggioranza, magari anche grazie al lavoro di impulso e controllo della stessa opposizione. Non si suggerisce di abdicare alla preziosa differenza maggioranza/opposizione, ma di non avere paura di sporcarsi le mani su questioni di lungo termine che interessano tutto il paese, condividendo scelte certo difficili, ma non per questo da evitare, cercando di portare all'attenzione pubblica le motivazioni sostanziali di un voto temporaneamente convergente.


ML negli ultimi sei anni è stato il gruppo che con più schiettezza ha espresso, fuori e dentro il consiglio, la sua posizione, motivata, di estrema contrarietà al progetto.

Nel nostro periodo di permanenza nelle istituzioni non si è determinata nessuna occasione per cercare una soluzione condivisa a tale problema urbanistico. Ci siamo sempre trovati di fronte ad un muro di gomma quando si parlava di compartone. Il progetto era già stato deciso, non c'era bisogno di parlarne,  non si avvertiva neppure la necessità di avviare un percorso partecipato aperto ai cittadini.


La crisi economica si è infine incaricata di riportare la politica, anche quella più riottosa, alla realtà: non solo non si è stati in grado di realizzare il progetto, in mancanza di solide garanzie, ma non si è neppure individuato un altro soggetto affidabile interessato a portarlo a termine.


Sappiamo bene che i consiglieri di maggioranza che hanno votato la decadenza del piano sono quasi gli stessi che il piano lo hanno approvato, nel corso del teatrino poco edificante dei due consigli dell'agosto 2014, e che lo avrebbero voluto realizzato. Gli stessi che, tra l'altro, subito dopo aver votato la decadenza del piano, come se nulla fosse, hanno approvato il PSC nel quale continua a trovar posto la previsione del C2-4. E sappiamo bene che alcuni di loro cinque anni fa approvarono anche il PUC del compartone. 


Ma, detto questo, è comunque difficile non notare la rilevanza del voto del 28 dicembre e il nuovo scenario politico che si apre.

Per la prima volta un progetto che grazie anche agli indubbi, solidi appoggi politici era riuscito sempre ad andare avanti, nonostante le numerose criticità, si è incagliato sugli scogli, oggi evidentemente insormontabili, dell'interesse pubblico.

È sempre complicato valutare l'entità di questi blocchi. Ma non è azzardato dire che, con gli assetti in campo, si tratta di una fermata piuttosto importante.

Non sappiamo se si aprirà una nuova fase di discussione pubblica sul C2-4: se ci sarà ne faremo parte come altri cittadini. 


Nel frattempo, guardiamo con interesse al ruolo  di maggiore responsabilità che sui temi urbanistici più rilevanti il consiglio sembra intenzionato a ritagliarsi, al di là delle tradizionali direttive di partito. Non stiamo dicendo che siamo entrati in un'epoca tutta rose e fiori.Le contraddizioni e i vecchi modi di fare permangono, ma il loro peso è forse un po' più leggero, alla luce  della distanza che il consiglio ha cominciato a prendere dal C2-4 e dal sistema politico che su di esso si era sedimentato. 

Contraddizioni che sono presenti anche nelle più recenti votazioni sull'impianto golfistico, che non abbiamo condiviso, mentre ci era sembrata una positiva novità il rigetto degli esiti della conferenza dei servizi e l'aver riportato ad area rurale l'area dell'impianto golfistico, che era stata classificata come totalmente urbanizzata in sede di controdeduzioni alle riserve della provincia, è indubbiamente una buona notizia. Come ML lo avevamo richiesto nel 2011 in sede di osservazione al PSC.

Queste scelte urbanistiche 'diverse' (stop al piano particolareggiato del compartone, stop alla conferenza dei servizi, riclassificazione rurale dell'impianto golfistico, riduzione della piattaforma logistica) sono frutto probabilmente di situazioni politiche e di rapporti di forza contingenti: in talune di queste scelte, si può anche intravedere  più tattica politica che conversione ad una pianificazione rispettosa dell'ambiente. 

Non dimentichiamo, infatti, che nel nostro PSC ci sono, oltre al C2-4, altre previsioni di aree per nuovi insediamenti residenziali, come quelle delle frazioni, certamente secondo noi da ripensare, nell'ottica di un'effettiva applicazione del principio dello stop al consumo di territorio.


Continuiamo a pensare che solo dal confronto di idee diverse possa scaturire la sintesi più vantaggiosa per il governo armonico del paese. È chiaro che chi governa, visti i rapporti di forza, ha la responsabilità che tale processo effettivamente si inneschi. E dunque risulta per lo meno ingeneroso accusare di irresponsabilità chi dall'opposizione, con proposte documentate, prendendosi in solitudine le proprie responsabilità, ha cercato di segnalare per tempo alla maggioranza che si era finiti fuori rotta su alcuni temi specifici.

Ci auguriamo pertanto che il 2016 sia l'anno in cui possano partire i mille volte annunciati, e purtroppo altrettante volte dimenticati,  processi di partecipazione (a partire dagli ambiti strettamente connessi del bilancio e dell'urbanistica) e in cui il dibattito pubblico del paese possa rafforzarsi ed ampliarsi nella lungimirante direzione dello stop al consumo di suolo anche quando, in un'eventuale aggregazione con Cattolica, le spinte per una cementificazione del territorio diverranno più forti.


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