sabato 30 aprile 2011

RITIRATE LE VARIANTI DEI VIP


Nel Consiglio Comunale di ieri 29 aprile 2011, a tarda notte, sono state ritirate dalla discussione due pratiche relative a varianti al P.R.G. a favore di due noti imprenditori locali, il sig. Paolo Gerani e il sig. Norberto Ferretti.

Le varianti andavano tra l’altro a recepire due accordi che l’Amministrazione Comunale ha stipulato con questi privati, ai sensi dell’art.18 della L.R. 20/2000, sulla base della delibera di Giunta Comunale n.36 del 21 febbraio 2011.

Il problema è che questa delibera di Giunta Comunale 36/2011 è stata approvata all’unanimità dalla Giunta nonostante il parere non favorevole del Segretario comunale in quanto mancante del parere di regolarità tecnica del Responsabile dell’Area Tecnica. E a questa delibera, palesemente illegittima, è stato dato comunque seguito con la stipulazione dei due accordi con i privati.

Cosa ancora più grave, la delibera GC 36/2011 non è stata ancora pubblicata all’albo pretorio né è stata ancora comunicata ai capigruppo consiliari. Inoltre, nel testo delle pratiche consegnate ai consiglieri figurava un riferimento errato ad un’altra delibera di Giunta Comunale.

Dopo che il consigliere di MENTELOCALE ha esplicitato la questione al Consiglio, essendo venuto in possesso solo qualche ora prima della seduta della delibera GC 36/2011, è esploso il mal di pancia dei consiglieri di maggioranza che hanno dato vita ad improvvisati conciliaboli, mentre il Segretario comunale ribadiva il proprio parere non favorevole alla delibera di approvazione degli accordi. Il sindaco Bianchi, che insieme all’assessore all’urbanistica Morelli ha cercato in tutti in modi di far proseguire l’esame delle pratiche per arrivare alla votazione, si è dovuto infine arrendere alla evidente contrarietà di gran parte del gruppo di maggioranza ed ha comunicato il ritiro delle proposte.

Non si trattava di varianti da poco. Nel primo caso (variante Gerani), era in gioco un cambio di destinazione d’uso con l’introduzione di residenziale in una zona destinata a pubblici esercizi nei pressi del Compartone, in via Gramsci, che comprende al suo interno una casa colonica sottoposta a categoria di tutela con l’assegnazione al privato di una Superficie Complessiva di residenziale di almeno mq 490. Si dà inoltre la possibilità al privato di demolire una parte dell’edificio esistente, di più recente costruzione, con il recupero della cubatura nell’area di nuova costruzione. In cambio, il privato, oltre al restauro dell’edificio esistente, deve realizzare un parcheggio e cedere un appartamento già costruito di 50 mq del valore di euro 165.000,00.

La seconda pratica riguardava invece un incremento da mq. 2.000 a complessivi mq. 8.500 di superficie per albergo per il Riviera Horses con modifica dell’altezza da m 8 a m 9,50. Inoltre, si dà la possibilità di diminuire da mq 1.500 a mq 400 la superficie di una sala convegni che il P.R.G. attuale prevede che possa essere fruita dall’Amministrazione Comunale, previo accordo col privato, per usi pubblici. In cambio, il Riviera Horses si impegna a finanziare la costruzione di un parcheggio di mq 1.500 (per un costo previsto di euro 200.000,00 più iva) su terreni che l’Amministrazione comunale deve però mettere a disposizione e reperire nei pressi del centro ippico.

L’evoluzione della seduta non ha consentito di denunciare la mancanza della ragioni di rilevante interesse pubblico che devono essere alla base degli accordi con i privati ex art.18 L.R. 20/2000. Si è fatto anche cenno al conflitto di interessi dell’assessore Morelli nel partecipare alla discussione della variante del sig. Gerani, patron di Gilmar, di cui l’assessore è dipendente.

MENTELOCALE si riserva di intraprendere nei prossimi giorni tutti le azioni necessarie per segnalare alle autorità competenti i gravi fatti accaduti al fine di tutelare l’interesse della comunità marignanese.

giovedì 28 aprile 2011

Il piano a crescita zero di Ozzero (MI)


Cassinetta di Lugagnano non è più un esempio isolato, in giro per l'Italia molti comuni scelgono la crescita zero.
Purtroppo le amministrazioni dei nostri comuni sono lontani da questi esempi virtuosi, e anche San Giovanni non è immune dalla speculazione cementizia, anzi.
Cosa lasceremo ai nostri figli, da cui abbiamo in prestito la terra?


Dal sito http://www.marcoboschini.it/2011/il-piano-a-crescita-zero-di-ozzero-mi/

Disco verde al Piano di Governo del Territorio di Ozzero (MI). Il consiglio comunale ha adottato lo strumento urbanistico, in occasione della seduta consiliare dello scorso 18 marzo con i voti della maggioranza guidata dal sindaco Willie Chiodini. La minoranza si è astenuta.

«È stato adottato il moderno strumento di programmazione urbanistica introdotto dalla Regione Lombardia che consente di disegnare lo sviluppo futuro di Ozzero. – ha commentato Chiodini – Tre sono le caratteristiche fondamentali del nostro PGT: la riduzione del consumo di suolo; il recupero delle cascine dismesse nel centro storico, la valorizzazione di un territorio pregiato, verde e ricco di acque che si estende nel cuore del parco del Ticino.

L’Amministrazione comunale ha operato per continuare a garantire uno sviluppo del paese controllato e rispettoso dell’ambiente e per mantenere elevati gli standard di qualità della vita a vantaggio di tutta la collettività, dai giovani agli anziani».

lunedì 25 aprile 2011

Oggi Fukushima 25 anni fa Chernobyl


Dal sito http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/04/25/nucleare-oggi-fukushima-25-anni-fa-chernobyl-la-tragedia-nucleare-scuote-il-mondo/106906/
Oggi Fukushima 25 anni fa Chernobyl
Le tragedie nucleari scuotono il mondo

Mentre in Giappone la terra trema ancora e non si arrestano le fughe di materiale radioattivo, in tutta Europa sono previste manifestazioni anti-nucleare per ricordare come gli anni trascorsi tra i due disastri "siano passati invano"
“Ci dicevano che dopo Chernobyl non avremmo avuto mai più tragedie nucleari e oggi, invece, a 25 anni di distanza, le immagini che arrivano da Fukushima sono la prova che nessuna promessa sulla sicurezza dell’atomo è credibile”. Mentre in Giappone la terra trema ancora, domani si celebra l’anniversario del disatro atomico del 1986 nella centrale ucraina. E i comitati anti nuclearisti di tutta Europa annunciano manifestazioni, per chiedere ai governi di rinunciare all’energia atomica affinché tragedie come quelle di Chernoby e Fukushima, considerate dagli esperti le più gravi della storia mondiale, non accadano “mai più”.

Più di un mese fa, l’11 marzo, il terremoto e il conseguente tsunami danneggiavano la centrale nucleare nipponica, provocando una fuga radioattiva pericolosa quanto quella ucraina di 25 anni prima. Ancora oggi, la crisi in Giappone non è rientrata. Continuano le scosse di assestamento nel Paese, come quella di magnitudo 5 che ieri alle 18 ora locale – le 11 italiane – ha fatto scuotere la prefettura di Ibaraki. Il sisma, avvertito anche a Tokio, non ha però provocato danni ed è stato escluso l’allarme tsunami. Ma a tremare in Giappone non sono solo gli edifici. La produzione delle case automobilistiche del sol levante Toyota, Nissan e Honda è diminuita di oltre la metà rispetto allo stesso mese del 2010, a causa dei danni del sisma subiti dai loro fornitori nel nord est del Paese. Oggi, inoltre, sono iniziate le operazioni di recupero dei corpi delle migliaia di persone che risultano disperse dal giorno del terremoto. Squadre di emergenza sono entrate nella zona off limits intorno alla centrale di Fukushima per recuperare anche il bestiame da settimane lasciato nell’area contaminata dalle radizioni dopo l’evacuazione degli abitanti. Una fuga pericolosa per la salute e per l’ambiente, che il governo nipponico sta tentanto di arginare, finora senza risultati. Secondo quanto ha anticipato Sumio Mabuchi, consigliere speciale del premier Naoto Kan per la gestione della crisi di Fukushima, l’ultima ipotesi è quella di costruire una barriera sotterranea intorno allo stabilimento per bloccare la diffusione delle sostanze radioattive nel suolo e nelle falde acquifere.

Ma le misure di emergenza non accontentano le migliaia di manifestanti previste per domani in diverse città europee. Il 25esimo anniversario del disastro di Chernobyl sarà l’occasione per chi protesta per ricordare quanto sia pericoloso affidarsi all’energia atomica, che “come drammaticamente dimostrano queste due sciagure, non è la soluzione”, sostengono i comitati anti-nucleare. Per domani a Roma sono previsti due sit-in: prima davanti all’ambasciata giapponese, per poi spostarsi davanti alla sede di quella ucraina. Tra le proteste organizzate nel resto di Europa, si parla già di quella organizzata sul ‘Pont de l’Europe‘, il ponte girevole sul fiume Reno che collega la città francese di Strasburgo, in Alsazia, con quella tedesca di Kehl, nel Nord Reno Westfalia. Gli attivisti vogliono fare capire come “questi 25 anni siano passati invano”, annunciano.

sabato 16 aprile 2011

RAPPORTO AMBIENTE 2011 CONSUMO DI SUOLO

Ogni anno consumati 500 km. quadrati di territorio. Nel rapporto annuale di Legambiente elaborato dall'istituto di ricerche Ambiente Italia tutti gli indicatori dello stato di salute dell'ambiente nel Paese.


In Italia vengono consumati mediamente oltre 500 chilometri quadrati di territorio all’anno. E’ come se ogni quattro mesi spuntasse una città uguale all’area urbanizzata del comune di Milano. Nonostante ciò, tante persone rimangono senza casa perché non se la possono permettere. Un bel paradosso al quale Legambiente ha dedicato il suo rapporto annuale Ambiente Italia, presentato a Roma. La stima più attendibile – e, secondo Legambiente, comunque prudenziale – di superfici urbanizzate è di 2.350.000 ettari. Una estensione equivalente a quella di Puglia e Molise messe insieme, pari al 7,6% del territorio nazionale e a 415 metri quadri per abitante.


Negli ultimi 15 anni, il consumo di suolo è, infatti, cresciuto in modo abnorme e incontrollato e la realtà fisica dell’Italia è ormai composta da informi fenomeni insediativi: estese periferie diffuse, grappoli disordinati di sobborghi residenziali, blocchi commerciali connessi da arterie stradali. Ma quantificare il fenomeno non è facile, perché le banche dati sono eterogenee e poco aggiornate, e perché la pressione sul territorio è ampliata da carenze di pianificazione e abusivismo edilizio, caratteristici del nostro Paese.


Per fare chiarezza sulle dimensioni della crescita di superfici urbanizzate, Legambiente e l’Istituto nazionale di urbanistica hanno dato vita al Centro di ricerca sui consumi di suolo, con il supporto scientifico del Dipartimento di architettura e pianificazione del Politecnico di Milano, iniziando la raccolta di tutti i dati disponibili e accompagnandola da un sistematico approfondimento scientifico. La fotografia del consumo di suolo scattata nel 2010 nelle regioni italiane mostrava la Lombardia in testa con il 14% di superfici artificiali sul totale della sua estensione, il Veneto con l’11%, la Campania con il 10,7%, il Lazio e l’Emilia Romagna con il 9%.

In particolare, in Lombardia sono stati urbanizzati 34.163 ettari in otto anni, in Emilia Romagna 15.445 ettari in cinque anni, in Friuli Venezia Giulia 5.777 ettari in vent’anni e in Sardegna 11.642 ettari in cinque anni.


A Napoli e a Milano, nel 2007, le superfici impermeabili coprivano il 62% del suolo comunale. Eppure, a fronte di 4 milioni di abitazioni circa, realizzate negli ultimi 15 anni, nelle grandi città italiane almeno 200.000 famiglie non riescono a pagare il mutuo o la rata dell’affitto. Nelle stesse città dove l’emergenza sfratti è più pesante, quasi un milione di case risultano vuote perché economicamente irraggiungibili da chi ne avrebbe bisogno. Nel 2009, in testa alle città con il maggior numero di case vuote c’era Roma con 245.142 abitazioni, seguita da Cosenza (165.398), Palermo (149.894), Torino (144.398) e Catania (109.573). Nello stesso periodo, il maggior numero di sfratti è stato eseguito a Roma (8.729), a Firenze (2.895), a Napoli (2.722), a Milano (2.574) e a Torino (2.296).



News tratte da:


http://www.stopalconsumoditerritorio.it/index.php?option=com_content&task=view&id=415&Itemid=56

http://www.inu.it/sito/index.php?mact=News,cntnt01,detail,0&cntnt01articleid=84&cntnt01origid=29&cntnt01returnid=85

Per ulteriori approfondimenti:


http://www.legambiente.it/dettaglio.php?tipologia_id=3&contenuti_id=2358



http://www.consumosuolo.org/Default.aspx

lunedì 11 aprile 2011

DI VARIANTE IN VARIANTE ...

La questione delle varianti al P.R.G. che l'Amministrazione si ostina ad approvare a getto continuo nonostante sia in corso d'adozione il Piano Strutturale Comunale ha suscitato un interessante dibattito sul post "Ventriteesimo consiglio" che riproponiamo pubblicando in coda anche un contributo inviato qualche giorno fa per mail da Sergio Funelli.



A proposito di "La legge lo consente La gente lo chiede"


L.R. 20/2000 art. 41 (norme transitorie e finali) comma 4 bis. Nel corso dell'elaborazione degli strumenti urbanistici comunali previsti dalla presente legge, i Comuni possono predisporre UN’UNICA variante specifica al PRG, che presenti carattere di urgenza, per comprovate ragioni di interesse pubblico, e che risulti conforme al documento preliminare, ai piani sovraordinati e alla disciplina sui contenuti della pianificazione stabilita dalla presente legge. La variante è esaminata dalla conferenza di pianificazione, congiuntamente alla documentazione attinente al piano strutturale. Essa può essere adottata ed approvata, ai sensi del previgente articolo 14 della legge regionale n. 47 del 1978, a seguito della conclusione della conferenza di pianificazione e della stipula dell'accordo di pianificazione e tenendo conto dei contenuti dell'accordo stesso. Proviamo ad interrogare su cio? Anonimo 01 aprile 2011 11:05


Bisogna tenere presente che il nostro PSC è già stato elaborato, la conferenza si è chiusa e l'accordo è stato sottoscritto il 14 aprile 2009. Insomma, forse prima all'approvazione del PSC vale il comma 2 dello stesso art.41 della l.r.20/2000: "2. Dall'entrata in vigore della presente legge e fino all'approvazione del PSC, del RUE e del POC, possono essere adottati e approvati i seguenti strumenti urbanistici secondo le disposizioni previste dalla legislazione nazionale e da quella regionale previgente: a) i piani attuativi dei piani regolatori comunali vigenti, anche in variante, di cui all'art. 3 della L.R. 8 novembre 1988, n. 46; b) le varianti al PRG di cui ai commi 4 e 7 dell'art. 15 della L.R. 7 dicembre 1978, n. 47; c) le varianti al PRG previste da atti di programmazione negoziata; d) i programmi pluriennali di attuazione; e) le varianti specifiche di recepimento delle previsioni dei piani sovraordinati." Anonimo, 01 aprile 2011 19:04


Voglio essere più esauriente. A) quanto riportato nell'intevento dell' 1 aprile, ovvero che "il nostro PSC è già stato elaborato, la conferenza si è chiusa e l'accordo è stato sottoscritto il 14 aprile 2009" è la certificazione del fatto che ci troviamo non nel comma 2 ma nell'alveo del comma 4bis ovvero "Nel corso dell'elaborazione degli strumenti urbanistici comunali previsti dalla presente legge (LR 20/2000)". Non a caso il comma 4 bis prosegue richiedendo "coerenza con il documento preliminare". L'art 41, trattando le norme transitorie, con i commi da 1 a 4bis norma le fasi di avvicinamento all'applicazione della legge stessa partendo dalla più lontana comma 1 attuazione PRG vigenti; poi il comma 2 citato nell'intervento del 1mo aprile che consente varianti ma limitate nella quantità ad una percentuale delle previsioni PRG vigenti; segue il comma 3 che consente varianti finalizzate ad edifici di pubblica sicurezza; poi ancora il comma 4 che indica nel 2005 il termine massimo per alcuni tipi di varianti ed infine il 4bis dove le attività di adeguamento alla legge 20/2000 sono già attivate e non si può operare che una sola volta (e in coerenza con il futuro PSC) con le vecchie normative. Difatti, come fatto notare da Mente Locale ed espresso chiaramente dalla norma, non ha senso pensare il nuovo assetto complessivo del territorio e poi procedere a spizzichi e bocconi a richiesta come il Jukebox. Un altra prova che il buon senso di certe minoranze può dimostrare più cultura di governo di alcune maggioranze. Anonimo, 04 aprile 2011 17:25


Buon giorno, con riferimento al dibattito (varianti SI varianti NO) in corso nei commenti al post 23esimo Consiglio, ho richiesto al competente Dirigente della Provincia un contributo qualificato in merito alla norma applicabile. Lo spirito di questo intervento è quello di fornire una “certezza normativa” che lascia intonse le valutazioni di ordine politico, dato che non è mia intenzione sostenere tesi, favorevoli o contrarie, all’opportunità politica di fare varianti con la procedura del PSC aperta. Segue parere Dott. Francesco Bosco Dirigente Urbanistica Provincia di Rimini. “Prima dell'approvazione del PSC vale il comma 2 dell'art.41 della l.r.20/2000. 2. Dall'entrata in vigore della presente legge e fino all'approvazione del PSC, del RUE e del POC, possono essere adottati e approvati i seguenti strumenti urbanistici secondo le disposizioni previste dalla legislazione nazionale e da quella regionale previgente:


a) i piani attuativi dei piani regolatori comunali vigenti, anche in variante, di cui all'art. 3 della L.R. 8 novembre 1988, n. 46;


b) le varianti al PRG di cui ai commi 4 e 7 dell'art. 15 della L.R. 7 dicembre 1978, n. 47;


c) le varianti al PRG previste da atti di programmazione negoziata;


d) i programmi pluriennali di attuazione;


e) le varianti specifiche di recepimento delle previsioni dei piani sovraordinati."


Il comma 4 bis a cui si fa riferimento nasce dalla necessità di chiarire una diversa interpretazione da parte del TAR Emilia-Romagna, secondo cui l’articolo 41, comma 1, stabilisce una sorta di ultrattività del PRG, di modo che lo stesso troverebbe piena applicazione fino all’approvazione di tutti e tre i nuovi strumenti (sent n. 609 del 2006). Con l’art. 57 della legge n. 6 il legislatore regionale ha stabilito l’interpretazione autentica del citato art. 41, comma 1, della L.R. n. 20 del 2000, precisando che le singole previsioni del PRG sono attuate dai Comuni fino a quando le stesse non siano state, espressamente o implicitamente, sostituite o abrogate da quanto stabilito dal PSC, dal RUE o dal POC. L’entrata in vigore dei nuovi strumenti urbanistici comporta, dunque, la perdita di efficacia di quelle previsioni del PRG che risultino con essi incompatibili ovvero che siano espressamente dichiarate superate dalla nuova disciplina.


Occorre sottolineare che, poiché i nuovi strumenti dettano una disciplina totalmente nuova dei sistemi ed elementi territoriali precedentemente regolati dal PRG, il confronto non può essere portato sulla singola disposizione; di modo che si deve considerare superata ogni disposizione attinente ad un determinato contenuto pianificatorio qualora lo stesso sia stato diversamente disciplinato dai nuovi strumenti di pianificazione.


Pertanto, se si considera anche l’obbligo della contestuale adozione e approvazione del PSC e del RUE, si rileva che, di norma, solamente alcune tematiche residuali del PRG possono rimanere efficaci, avendo l’insieme dei due strumenti generali: definito il sistema dei vincoli e delle tutele; stabilito le nuove perimetrazioni relative alla classificazione del territorio comunale in urbanizzato, urbanizzabile e rurale; previsto a quali dotazioni territoriali, infrastrutture della mobilità e servizi sono subordinati i nuovi insediamenti; fissato i limiti e condizioni di sostenibilità ambientale e territoriale cui devono essere comunque subordinate le future previsioni del POC; dettato la disciplina particolareggiata delle trasformazioni edilizie realizzabili per intervento diretto in tutto il territorio comunale; ecc.


Il PRG, di conseguenza, può essere suscettibile di immediata attuazione per quelle previsioni che risultino conformi alle previsioni del PSC e del RUE appena richiamate, e a condizione che siano già presenti le condizioni di sostenibilità ambientale e territoriale fissate da detti piani per gli ambiti interessati dalla trasformazioni e che sia prevista e disciplinata dal piano attuativo la contemporanea realizzazione e attivazione dell’insieme delle dotazioni territoriali e infrastrutture per la mobilità, richieste dai medesimi piani generali per gli ambiti di riferimento in quanto connesse agli interventi di trasformazione ammissibili.


Con riferimento a tale contesto il comma 4 bis introduce la possibilità di apportare variante al PRG alle condizioni[non dell'"incriminato" art. 15 l.r. 47/78 ex lett. b co. 2 art. 41 l.r. 20/2000 ma] dell' art. 14 l.r. 47/78 cioè variante generale: si è parlato nell'occasione anche di "riesumazione" della legge 47/78 perchè anzichè mandare la vecchia legge in soffitta, dopo 10 anni, dove non basta il ricorso alla variantina, c'è anche la possibilità della rivisitazione del piano intero. Sergio Funelli, 6 aprile 2011 mail

venerdì 8 aprile 2011

INCONTRO PALAZZO CORBUCCI

Mercoledì 6 aprile 2011 è stato illustrato ai capigruppo dall’Amministratore Cenci e dai suoi collaboratori il bilancio di esercizio 2010 della società Porta della Valconca s.r.l., che gestisce Palazzo Corbucci.


Nel 2010 si è verificata una perdita di euro 25.354,39. I costi ammontano ad euro 25.862,21, mentre i ricavi ad euro 507,82. I costi riguardano fondamentalmente la gestione della società, a parte qualche spesa per pratiche una tantum, coma una richiesta di contributo presentata alla Soprintendenza. Tra le spese spicca il compenso dell’Amministratore che ammonta ad euro 13.500,00 (+ oltre euro 1.600,00 di contributi).


Le parcelle dei professionisti ad ora liquidate ammontano ad euro 45.000,00.


Nel 2010 è stato attivato il primo stralcio dell’intervento di ripristino del tetto del Palazzo per un costo di circa euro 150.000,00. L’intervento è finanziato con oneri di urbanizzazione per euro 75.000,00 dal Comune e per euro 75.000,00 con un mutuo contratto dalla società.


Questo primo stralcio dovrebbe essere concluso entro luglio 2011. Dal 2011 la società dovrà pagare anche la rata del mutuo che ammonta ad euro 25.000,00 all’anno. Si presume pertanto che i costi fissi di gestione si aggireranno dal 2011 intorno ad euro 50.000,00.


In assenza di altre entrate, emerge dunque il tema della inevitabile chiusura della società. Anche perché il costo complessivo dell’intervento di ripristino del tetto ammonta ad euro 375.000,00. Inoltre, il comma 32 dell’art.14 del decreto legge 31 maggio 2010 n.78 (decreto Tremonti) prevede che i Comuni con popolazione inferiore a 30.000 abitanti devono mettere in liquidazione o cedere le partecipazioni delle società già costituite alla data di entrata in vigore del decreto se queste hanno avuto perdite nei tre anni precedenti (2011-2013).


Abbiamo ribadito la necessità di un piano finanziario complessivo che tenga conto sia del recupero di Palazzo Corbucci che della sua successiva gestione. Con l’aria che tira, visto che si è acquisito un edificio del genere senza fare una stima preventiva dei costi a carico del Comune per il recupero, questo è un adempimento imprescindibile. Per potere valutare obiettivamente cosa farsene di Palazzo Corbucci. La cosa paradossale infatti è che si stanno spendendo risorse pubbliche senza avere idea della destinazione futura del Palazzo.


Bisogna fare chiarezza subito per evitare che alla fine il Palazzo, restaurato con risorse pubbliche, venga frettolosamente affidato ai privati. Se queste ipotesi, come pare di intuire, sono già realtà, sarebbe opportuno esplicitarle con trasparenza nel piano finanziario e gestionale. Anche per permettere ai consiglieri comunali di farsi un’opinione chiara dell'evoluzione della vicenda, considerato che della Commissione consiliare deputata a trattare questa pratica si sono perse le tracce. Per il momento, consigliamo estrema prudenza nella gestione della spesa, a cominciare dal compenso dell’Amministratore.


Per quanto ci riguarda, se le cose restano così, auspichiamo una veloce chiusura della società. In questo quadro, è evidente che non sarà d'altra parte indolore per il bilancio del Comune assumere la gestione diretta del Palazzo. La scelta sbagliata di acquisire Palazzo Corbucci a scatola chiusa, senza sapere quante risorse sarebbero state necessarie per recuperarlo e per gestirlo, sta mostrando sempre più i suoi grossi limiti.

lunedì 4 aprile 2011

CASA DELL'ACQUA

Nell’ambito della discussione del prossimo bilancio di previsione 2011, per ridurre la produzione dei rifiuti e le relative spese di smaltimento abbiamo proposto un progetto “fontana leggera” attraverso la realizzazione di un dispenser pubblico di acqua liscia e gasata. Questo progetto è stato realizzato in decine di Comuni in tutta Italia. Ora una “fontana leggera”, anzi una “Casa dell’Acqua” è stata inaugurata a Rimini, presso il Parco Cervi, vicino all’Arco d’Augusto, il 23 marzo. Il giorno prima un'altra Casa dell'Acqua è stata inaugurata a Cesena. Questo progetto è promosso grazie al contributo di Romagna Acque e di Hera, in partnership con Adriatica Acque.

“Le Case dell'Acqua forniranno ai cittadini l’acqua di rete refrigerata e gassata fresca. Si tratta di una grande novità con l’obiettivo principale di ridurre i rifiuti e l’impatto ambientale provocato dal consumo di acqua in bottiglia.

Grazie infatti ad un erogatore collegato alla rete idrica dell’acquedotto, i cittadini potranno avere a disposizione acqua fresca nella versione liscia e gassata, beneficiando di un servizio che, oltre ad avere ricadute positive dal punto di vista ambientale, verrà loro offerto a titolo gratuito per l’acqua liscia refrigerata e con 5 centesimi al litro per l’acqua frizzante fresca, quale contributo per il costo sostenuto per la fornitura dell’anidride carbonica alimentare necessaria alla produzione dell’acqua gassata.

L’impatto ambientale dell’iniziativa è notevole. Si prevede l’erogazione di circa 2.500 litri di acqua al giorno, mediamente 600.000 bottigliette d’acqua in plastica in meno ogni anno. Con il progetto si ridurrà annualmente l’utilizzo di circa 150 tonnellate di plastica e 100.000 litri di petrolio per la produzione di bottiglie, oltre a 27 tonnellate di emissioni di CO2 nell’ambiente per la loro produzione e circa 40 tir in meno per il relativo trasporto.

Il progetto si colloca, nel più ampio progetto di collaborazione tra Pubbliche Amministrazioni, Gruppo Hera e Romagna Acque Spa, per la promozione delle buone pratiche per la salvaguardia dell’ambiente e per la promozione dell’acqua del rubinetto, buona e sicura, sottoposta ad oltre 100 controlli al giorno. L’intervento offre un beneficio sociale, prospettando un risparmio per le famiglie che utilizzeranno la Casa dell’Acqua, pari a circa 250 euro all’anno rispetto all’acquisto delle normali acque minerali in bottiglia” (dal Comunicato Stampa).

L’erogazione è programmata per rilasciare 1 litro d'acqua. È vietato l'impiego di contenitori di capienza superiore a 2 litri, quali taniche o altro. L'acqua deve essere prelevata con bottiglie preferibilmente in vetro.


E’ possibile prelevare un massimo di 6 bottiglie. L'imbottigliamento, il trasporto e la conservazione dell'acqua sono a totale responsabilità dell'utente. L’impianto sarà attivo con orari diversi a seconda della stagione. Nel periodo dal 1 maggio al 30 settembre sarà aperta dalle 6 alle 24.


Occorre aggiungere che questo progetto è importante anche per sostenere il valore dell’acqua come “bene comune” la cui gestione non può essere ceduta ai privati o esercitata secondo la mera logica del profitto o attraverso continui aumenti tariffari scaricati sui cittadini (nel 2010 si è verificato un aumento della tariffa del servizio idrico integrato del 5,4%. Si prevede un aumento del 4,9% nel 2011e del 6,1% nel 2012). Ricordiamo che il Consiglio Comunale di San Giovanni ha approvato nella seduta del 30 giugno 2010 un ordine del giorno per inserire nello Statuto Comunale la definizione dell’acqua come bene pubblico nonché servizio privo di rilevanza economica (la procedura, però, non è stata ancora attivata).

Per quanto riguarda il sistema di filtraggio, riportiamo quanto segnalato dal periodico di informazione “A tutto Gas”: “Noi della redazione ci siamo chiesti se questa acqua è filtrata da un qualche sistema brevettato. Abbiamo chiamato il numero verde, visto che nel sito non compaiono informazioni in merito e una gentile operatrice ci ha informato che l’unico filtro presente è quello antiparticolato. Trattasi unicamente di un filtro meccanico con tela in polipropilene 50 micron (conforme ex dm 443 del 1990), che trattiene micro particelle in sospensione (ferro, sabbia, limo, ecc...) e che può essere installato anche nel rubinetto della propria abitazione, quindi in pratica non esiste un sistema di filtraggio vero e proprio del termine.In sintesi ben vengano le case dell’acqua che promuovono “l’acqua del sindaco” contro quella in bottiglia meno controllata e altamente inquinante per via dell’utilizzo della plastica, pensiamo sia comunque un atto di trasparenza doveroso verso il cittadino, pubblicare nella casa dell’acqua le analisi di riferimento,come fanno tanti altri Comuni (come quello di Capannori ad esempio www.comune.capannori.lu.it/node/3066 ) e di fornire col tempo un sistema di filtraggio vero e proprio, migliore di quello attuale”.


Auspichiamo dunque che anche nel nostro Comune venga installata al più presto una fontana leggera / Casa dell’Acqua, eventualmente anche nei pressi del dispenser del latte, così da creare per i marignanesi un’area di prodotti alla spina che potrebbe avere in futuro interessanti sviluppi.