Il Consiglio Comunale di ieri sera si è concluso con il presidente ed i soci della Nuova San Giovanni s.r.l. che applaudivano i consiglieri di maggioranza che avevano appena approvato la variante specifica al P.R.G., le controdeduzioni alle osservazioni ed il P.U.C. del compartone. MENTELOCALE ha votato contro, un consigliere di maggioranza si è astenuto, il PDL - Lega si è defilato appena possibile e non ha partecipato al voto. Riportiamo il testo dell’intervento del consigliere di MENTELOCALE.
Un filosofo italiano, Franco Riva, che di recente si è occupato delle connessioni tra spazio urbano e solidarietà, dedica delle parole preziose alla distinzione tra abitare e costruire che ci aiutano a prendere coscienza della situazione in cui si trova attualmente la gestione del territorio, in Italia e nel nostro paese:
Qualcuno viene sempre.
Il nostro abitare non è diventato ancora, non abbastanza, il movimento essenziale dell’uomo sulla terra. Non ancora dimora. Non ancora accoglienza.
La furia edilizia sprofonda la terra sotto il peso del cemento. Non ha neppure bisogno di giustificarsi. Il pensiero dell’abitare si è ridotto a ratifica: di costruire con urgenza qualsiasi cosa, in qualsiasi modo, in qualsiasi luogo.
Si costruisce per costruire senza curarsi dell’abitare, se non come sfondo vago, come pretesto. Il credito concesso al costruire nel linguaggio comune, nelle retoriche ricorrenti, si spiega solo con quella fiducia sotterranea nell’abitare che non gli appartiene: ne va dell’essere stesso dell’uomo su questa terra.
Confondere il costruire con l’abitare non è mai innocente. Ma non ha più nessun credito. Non vi si può più dare credito.
L’esperienza non teme smentite: l’accumulo delle case, la lava inarrestabile delle città che si propaga in ogni direzione, verso il cielo e verso gli inferi, non significa il dilatarsi dell’abitare. Il costruito si può approvare e contestare, ma è impossibile farlo nell’equivoco: costruire per costruire non sarà mai la premessa dell’abitare.
È l’abitare che rende giusto il costruire.
Franco Riva, Qualcuno viene, Edizioni Macondo libri 2009
Dobbiamo davvero uscire dall’equivoco, dobbiamo provarci, almeno questa sera. Dobbiamo riconoscere che sul compartone non si è mai fatta una riflessione preliminare sul senso di questo intervento per San Giovanni. Non si mai parlato del compartone a partire dal punto di vista delle persone, di chi è chiamato a fare un’esperienza dell’abitare, come residente, ma anche come ospite. Si è parlato solo e sempre di cemento, di costruzioni, di “diritti acquisiti”, di soldi, non dell’esperienza dell’abitare che rende umani i rapporti, gli spazi pubblici ed anche le case. Una visione impoverita dell’abitare ci ha catapultati, da troppi anni, in una visione materialistica del territorio, ridotto a lotto, mero supporto catastale per rendite urbane parassitarie, ignominiosamente incoraggiate dal pubblico. Non sappiamo più guardare alla terra come suolo fertile, un terreno è solo uno spazio vuoto da riempire, con altro cemento.
Questo equivoco sul significato delle parole ha contrassegnato tutta la storia del compartone. Una storia che prolunga il mito ormai screditato del progresso economico e civile attraverso la smania edilizia ed il consumo di territorio. Una storia che basa la sua trama sulla falsa equazione tra costruire ed abitare. Ci si è illusi credendo che dall’accumulo di oggetti - casa potesse generarsi e rafforzarsi una comunità aperta e solidale. Casa dopo casa, invece, anche in questa prima periferia della riviera metropolitana, è cresciuta l’intolleranza, la solitudine, il qualunquismo, l’irrilevanza della politica, la sua sudditanza agli interessi privati.
Che cos’è infatti il compartone? Secondo noi il compartone a causa delle sue eccessive dimensioni - 18 ettari, 88 edifici, 500 appartamenti, 1500 abitanti, un centro commerciale – è innanzitutto un intervento inutile per San Giovanni. Certamente è una fonte di profitto per il privato. Ma è davvero indispensabile per l’evoluzione del paese? In fondo a San Giovanni ci sono già centinaia di appartamenti non utilizzati. Ma i prezzi delle case da acquistare o da affittare sono rimasti molto alti nonostante in questi ultimi venti anni si sia costruito molto. Si continua a sostenere che il compartone è un’occasione per il Comune di acquisire terreni per l’edilizia pubblica. Ma la ridotta capacità finanziaria di fare investimenti del nostro Comune dovrebbe rendere molto prudenti su questo aspetto. E fare riflettere sul fatto che il compartone potrebbe diventare un peso per le casse comunali in termini di maggiori servizi da erogare e di nuove infrastrutture da costruire – come le scuole - e da gestire, spese certamente non coperte dagli oneri di urbanizzazione. L’impatto del compartone sull’ambiente è poi devastante (a cominciare dall’impermeabilizzazione massiccia, aggravata dall’introduzione di ampi parcheggi interrati a piastra) e ad oggi rimane del tutto sottovalutato. Anche un tema che incide profondamente sulla qualità della vita dei cittadini come quello della mobilità, poi, non è stato mai adeguatamente affrontato.
Perché dunque nonostante queste controindicazioni si ritiene cosa buona e giusta permettere la realizzazione del compartone? Qui l’impotenza della politica si è saldata con il fatalismo del mercato. La considerazione che si tratta di una previsione risalente al P.R.G. del 1997 sembra un toccasana che alleggerisce le coscienze di molti politici nostrani da ogni responsabilità. In realtà, molto si poteva fare negli anni, attraverso il ridimensionamento nel P.R.G. vigente, e non si è fatto, favorendo anzi la concentrazione delle proprietà, e molto si potrebbe ancora fare, attraverso il ripensamento del compartone nel P.S.C., e non si sta facendo. Ma una politica che rende possibile un intervento che non serve al paese è una politica che confonde l’interesse pubblico di molti con l’interesse privato di pochi. Per questo il compartone non è solo una deprecabile colata di cemento ma anche un eclatante esempio della fine della politica come cura del bene comune.
Confondendo l’abitare con il costruire, si è corrotta anche la visione dell’interesse pubblico. Interesse pubblico sarebbe il consentire massicce urbanizzazioni per acquisire in cambio terreni per realizzarci sopra – forse –interventi di edilizia pubblica, strade per attirare altre macchine e centri polivalenti il cui progetto gestionale è ancora assente. Eppure perseguire l’interesse pubblico è qualcosa di molto più profondo che ha a che fare con la possibilità che tutti gli abitanti di un territorio possano evolversi in armonia con se stessi, con gli altri e con l’ambiente. Accumulare oneri di urbanizzazione come contropartita della cementificazione del proprio territorio non è di per sé interesse pubblico. Anzi, con le conoscenze e le informazioni di cui disponiamo oggi si può dire che sia una singolare forma di dissipazione del proprio futuro.
Ci si è illusi – e si sono illusi i cittadini - che dall’urbanistica contrattata con un soggetto privato molto forte sarebbero sorti innumerevoli vantaggi per il Comune. La propaganda su questo punto ha insistito molto. Gli esiti della negoziazione, però, non sono per nulla così favorevoli per il Comune come venivano dipinti neppure troppo tempo fa. Intanto, l’asilo interaziendale è saltato. Poi la tempistica della costruzione della strada di gronda – accogliendo una precisa richiesta della Nuova San Giovanni s.r.l. – è stata allungata a due anni, invece degli otto mesi previsti. Inoltre, è stato ridefinito – sempre accogliendo un’altra richiesta del privato – l’ordine di perimetrazione degli stralci cosicché nel primo stralcio il privato potrà costruire già circa il 50% degli appartamenti realizzabili, mentre in sede di adozione la barra era ferma al 38/%. La gradualità dell’intervento è stata così sacrificata alle esigenze di accelerazione del privato. In un crescendo di accondiscendenza, è stata poi cancellata l’intenzione di realizzare l’intero parco attrezzato e fruibile nel primo stralcio, lasciando in pratica ai comodi del privato il destino del settore del verde pubblico che era sempre stato sbandierato come il cuore del progetto del compartone.
Oltre alla possibilità data al privato di usufruire di più ampie superfici di verde, già acquisita con la variante adottata con la deliberazione n.36/2009, la proposta di deliberazione di cui discutiamo questa sera mette in fila tutte una serie di ulteriori trattamenti a favore del soggetto attuatore. Ci riferiamo per esempio alla proposta di variante al Regolamento Edilizio, contenuta nell’Allegato C della Convenzione, che consente di escludere dal calcolo della superficie, esclusivamente per gli interventi realizzati nel compartone, oltre ai corselli e le rampe di accesso ai parcheggi, pertinenziali o pubblici, posti in piani interrati, anche le cantine ed i parcheggi interrati privati di uso comune P3, ed i parcheggi privati P2 e P3 eccedenti dotazione minima. Questa norma, che vale solo per il compartone, costituisce un grosso vantaggio per il soggetto attuatore in quanto gli consente di aumentare la superficie costruibile fuori terra. La prevista modifica delle norme relative alla quota di riferimento per la misurazione dell’altezza degli edifici consentirà di realizzare edifici che rispetto al piano della strada saranno alti al massimo non più 9,50 m, come attualmente previsto, ma 70 cm. in più, cioè 10,20 m. Un ulteriore spazio per un discreto sottotetto, altrimenti non facilmente realizzabile. Inoltre, il privato avrà anche la possibilità di potere realizzare appartamenti di mq.50, quando in sede di adozione la dimensione minima era di 65 mq. Per quanto poi riguarda la sostenibilità, si può dire che gli interventi previsti sono appiattiti verso la normalità, con una certa attenzione a contenere al massimo i costi degli interventi e a massimizzare il profitto. Neppure l’orientamento degli edifici a sud è stato rispettato. Solo 12 edifici sono previsti in classe A, mentre tutti gli altri sono previsti in classe B. Il compartone non sarà mai un quartiere modello da portare ad esempio per quanto riguarda l’efficienza energetica ed il risparmio energetico, ma solo un’esplosione su larga scala di tecniche costruttive ormai comuni. Insomma, un’occasione perduta anche da questo punto di vista.
Infine, il culmine del prevalere del ruolo del privato nella partita del compartone è stato sancito con la scelta di procedere negli stralci attuativi con piani particolareggiati, di probabile iniziativa privata, e non più tramite Piani Urbani Attuativi di iniziativa pubblica. Occorre poi tenere conto che nello schema di Convenzione che il Comune dovrà sottoscrivere con il privato il controllo dell’attuazione dell’intervento viene affidato al Responsabile del Procedimento, cioè ad un dipendente comunale, che è però pagato dal privato. Ma come è possibile che sia il controllato che paga il controllore? Con che libertà quest’ultimo potrà esercitare la sua funzione di tutela dell’interesse pubblico?
Anche le stesse procedure amministrative sono state piegate in più di un’occasione agli interessi del privato. Una grave anomalia è che si intendono sottoporre alla discussione di questo consiglio delle osservazioni del privato giunte a dicembre 2009 quando il termine di presentazione era fissato al 20 luglio 2009. Chiediamo che queste osservazioni vengano stralciate dalla discussione. Anche le osservazioni dell’Ufficio giunte il 19 luglio 2010 devono essere stralciate per la stessa ragione. Se la maggioranza intende stravolgere il proprio emendamento, adottato con la deliberazione n.36/2009, è padronissima di farlo, ma deve avere il coraggio politico di presentare un proprio nuovo emendamento, mettendoci la faccia, non affidando all’Ufficio valutazioni politiche che naturalmente non gli competono. Denunciamo inoltre che non è stata fatta la verifica di assoggettabilità a Valutazione Ambientale Strategica della variante e del P.U.C. del compartone. Riteniamo molto strano che per lo strumento urbanistico di riferimento dei successivi piani particolareggiati non venga attivata tale procedura e che il Comune non sia perciò ancora in possesso in questa fase di tutti gli elementi conoscitivi sull’impatto ambientale dell’intervento per potere decidere con maggiore consapevolezza e responsabilità. Per quanto ci riguarda abbiamo già provveduto a comunicare tale anomalia all’autorità competente. Vogliamo inoltre segnalare che è stata inserita un’ulteriore modifica alle N.T.A. del compartone attraverso una procedura a dir poco inusuale. Per potere procedere a tale ulteriore modifica, infatti, si è dovuto confezionare una versione delle N.T.A. “ufficiosa” che tenesse conto delle modifiche apportate dall’emendamento del PD nella seduta del 7 aprile 2009. Ma tale versione “ufficiosa” non è mai stata ratificata dal Consiglio comunale. Come dunque è possibile andare a modificare questa sera un atto che non è mai stato sottoposto al Consiglio?
Del resto, il contenuto di tale ennesima modifica all’art.4.7.4, comma 5, delle Norme Tecniche di Attuazione è paradossale. “Il Progetto Urbano di Coordinamento, qualora approvato, dovrà rispettare i parametri urbanistici dell’Accordo di Pianificazione stipulato dal Comune di San Giovanni in Marignano e la Provincia di Rimini in data 14/09/2009 relativi al comparto C2-4 e individua, tramite norme di attuazione, elaborati grafici e schema di convenzione, i contenuti, i tempi e le modalità cui deve attenersi ogni singolo piano particolareggiato”. Con questa integrazione, si pretende di avere rispettato gli impegni presi con l’Accordo di Pianificazione, così come chiesto dalla Provincia, ma in realtà ci si introduce in un altro groviglio urbanistico inestricabile. Intanto si tratta di un rispetto di facciata perché si continua a non scrivere nelle N.T.A. la riduzione del carico urbanistico del compartone, indicandole solo nel P.U.C., che però non ha efficacia normativa. Poi si fa finta di non sapere che con l’Accordo il Comune si è impegnato a prevedere la riduzione del carico e dell’impatto urbanistico del compartone nell’ambito del Piano Strutturale Comunale (che però non è stato ancora adottato), tenendo conto delle “ipotesi di lavoro” presenti nel Documento preliminare ed attivando il compartone gradualmente, tramite Piani Operativi Comunali. Inoltre, con l’Accordo, il Comune si è impegnato addirittura a “valutare, in merito al comparto di espansione residenziale C2-4, lo scenario ipotizzato e le possibili alternative, visto il rilevante carico urbanistico che si verrebbe a creare in un’area già molto impermeabilizzata e con un’elevata difficoltà di smaltimento delle acque meteoriche (carta dell’idrografia superficiale SA 2.5)”. La nuova norma è dunque contraddittoria ed illogica perché si richiama all’Accordo continuando ad individuare in realtà il P.U.C. come strumento urbanistico di riferimento ed i piani particolareggiati di iniziativa privata come strumenti attuativi, infischiandosene degli impegni presi. La politica del “ma anche” anche in questo caso ha dato una pessima prova di sé.
Il controllo pubblico del Comune sull’attuazione del compartone era stato sbandierato da Assessori e politici del PD per rassicurare la popolazione rispetto ai legittimi timori di una crescita frenetica e poco controllabile. La retorica sul ruolo cruciale del pubblico era stato determinante nel percorso di adozione del compartone che, ricordiamolo, aveva registrato in data 9 febbraio 2009 anche dissociazioni e voti contrari da parte di alcuni consiglieri della maggioranza, che oggi non siedono in Consiglio.
L’allora Assessore Barilari nel chiudere il suo intervento nel consiglio del 7 aprile 2009 ribadiva “l’aspetto qualificante che fa da quadro di riferimento per l’attuazione del comparto e cioè il ruolo dell’amministrazione pubblica. Sono di iniziativa pubblica il Piano Urbano di Coordinamento e i 3 Piani Urbani Attuativi, uno per ciascuno stralcio”. L’Assessore Morelli nel presentare gli emendamenti che il PD aveva fatto al P.U.C. sosteneva che essi avevano lo scopo di “mettere l’Amministrazione al centro del percorso di attuazione del comparto”. E proseguiva: “A garanzia della tempistica individuiamo tre stralci da attivarsi, su iniziativa pubblica, consecutivamente con intervallo di avvio dei lavori di 5 anni. Quello che le norme originali vedevano facoltativo diventa obbligatorio (gli stralci). Quello che prima era privato (piani attuazione stralci) diventa pubblico”. Ed anche il Sindaco Bianchi, nella brochure patinata distribuita prima delle elezioni, affermava a proposito del compartone “che il Comune ha esercitato un forte ruolo di programmazione ed eserciterà un forte ruolo di controllo”.
Ora, invece, contrordine compagni! In sede di approvazione le carte in tavola cambiano nuovamente e si mettono le basi perché progetto vada a finire saldamente nelle mani del privato (dove del resto era sempre rimasto). Questa giravolta, oltre a dare un esempio non edificante di come certa politica politicante strumentalizzi gli atti pubblici per ottenere fini di brevissimo respiro (il voto favorevole di tre dissidenti), denuncia anche in maniera plateale la soggezione della politica nei confronti degli interessi economici forti. Non è la politica, in nome dell’interesse pubblico, a dettare tempi e modi della gestione del territorio. Ma è il privato, secondo le sue esigenze, a dettare l’agenda delle priorità alla politica.
Del resto, anche i mal di pancia ed i contorcimenti della maggioranza, oltre a segnalare l’ennesima plateale spaccatura politica sulla questione compartone, sono un’ulteriore conferma che questa proposta di deliberazione, tagliata su misura degli interessi del privato, è una vera e propria porcheria, inemendabile. Chi abbia un minimo di coscienza di cosa sia interesse pubblico, anche se fa parte del gruppo di maggioranza, non dovrebbe dunque esitare ad esprimere un convinto voto contrario all’approvazione di questa vergogna.
Nelle considerazioni conclusive ai lavori della Commissione consiliare sul compartone abbiamo spiegato che il Comune di San Giovanni in Marignano avrebbe ancora la possibilità di riacquistare il controllo sull’operazione se solo decidesse di ripensare il compartone all’interno del nuovo Piano Strutturale Comunale previsto dalla L.R. 20/2000. Il compartone è una previsione non attuata del vecchio P.R.G. che potrebbe almeno essere ridimensionata nel P.S.C., mantenendo il controllo pubblico dell’operazione. Del resto, se vi fosse una minima volontà politica di non far partire l’operazione basterebbe semplicemente non approvare questa variante e questo progetto del compartone. L’impressione, infatti, è che il privato sia interessato a realizzare l’intervento solo a certe condizioni. La responsabilità politica della realizzazione del compartone, pertanto, è esclusivamente di questa amministrazione che, in base alla normativa vigente, potrebbe fare legittimamente delle scelte diverse. A futura memoria, chiedo di allegare tali considerazioni, come parte integrante e sostanziale del mio intervento, al verbale della deliberazione.
Approvare la cementificazione del proprio territorio non significa operare per l’interesse pubblico. Quando legalità e trasparenza vengono a tal punto violentate pur di raggiungere l’obiettivo finale significa che la confusione tra interesse pubblico ed interesse privato ha superato il livello di guardia. Ma abitare non significa costruire e la gente di San Giovanni sta cominciando a capire che per “costruire” una nuova visione di paese non servono altre case ed altro cemento. San Giovanni non ha bisogno di altre case e di altro cemento. I dati più recenti ci dicono che il consumo di territorio ha raggiunto in Italia, e nella nostra stessa Regione, dei livelli insostenibili dalle persone e dall’ambiente. La situazione del compartone è da inquadrare in un contesto di cementificazione molto preoccupante che sta investendo tutta la Valconca ed il territorio provinciale. Sembra che anche nel nuovo P.S.C. l’amministrazione intenda proseguire in questa opera insensata di cementificazione, prevedendo in pratica un altro compartone sparso sul territorio. Bisogna cambiare decisamente direzione, puntando sul risparmio di suolo, sul recupero del patrimonio edilizio esistente e sulla partecipazione dei cittadini alle decisioni urbanistiche di rilievo. Perché è davvero solo l’abitare che rende giusto il costruire.
Il Consigliere del gruppo MENTELOCALE
Luca Vannoni