sabato 2 febbraio 2013

L'unione difficile


La scorsa settimana c'è stata una riunione in comune con il sindaco e con i capigruppo consiliari per parlare della definizione degli ambiti territoriali ottimali previsti dalla legge regionale n.21 del 21 dicembre 2012 per la gestione associata  delle funzioni fondamentali dei comuni, delle ulteriori funzioni a loro conferite dalla regione e dei servizi, anche tenendo conto del previsto riordino delle province. Anche oggi c'è stato un breve incontro di aggiornamento.
La legge obbliga i comuni sotto i 5.000 abitanti ad unirsi con altri comuni per gestire le funzioni fondamentali e i vari servizi.
Per i comuni sopra i 5.000 abitanti, come San Giovanni, c'è l'obbligo di gestire in forma associata almeno 3 servizi su 4  tra servizi come protezione civile, servizi sociali, pianificazione edilizia ed urbanistica, polizia municipale oltre ai servizi informatici.
Gli ambiti territoriali ottimali devono avere almeno 30.000 abitanti e devono essere coerenti con i distretti sanitari. In ogni ambito può essere istituita una sola  Unione. La regione prevede incentivi per le gestioni associate e le fusioni di comuni.
A San Giovanni si presentano varie possibilità. Entrare nell'Unione della Valconca, convenzionarsi con l'Unione o con altri comuni come per esempio Cattolica, Saludecio e Misano ... Ad oggi però l'ipotesi più probabile sembra quella di un accordo con Cattolica.
 In ballo c'è anche la proposta di realizzare un'Unione con tutti i 14 comuni della zona sud. Questa proposta viene però contestata per timore di un'egemonia di Riccione.
 I comuni hanno tempo sino al 20 febbraio per deliberare in consiglio comunale (a maggioranza assoluta) una proposta di ambito territoriale ottimale da comunicare alla Regione. La mancata proposta dei Comuni equivale ad assenso al programma di riordino territoriale che la Regione andrà a definire entro marzo.
A livello locale però sembra che non ci sia accordo tra i vari sindaci ed enti. Basta leggere la stampa locale.
Del resto, non è che tutto questo affannarsi sugli ambiti sia così interessante. E forse lo stesso progetto di definizione degli ambiti soffre di dirigismo e sembra calato dall'alto.  (Una legge approvata sotto Natale e della quale i comuni hanno potuto cominciare ad occuparsi solo a gennaio inoltrato ...)
Bisognerebbe invece partire innanzitutto dai servizi concreti che si prevede di potere davvero gestire in forma associata. E dal confronto con i cittadini che rischiano di rimanere fuori da questo processo. (A questo proposito il sindaco ha detto che intende fare un incontro pubblico l'11 febbraio). Senza trascurare di verificare quali benefici concreti le unioni esistenti da ormai 20 anni hanno portato ai comuni aderenti.
Dal 2009 proponiamo la gestione associata per fare calare la spesa corrente e cercare di migliorare i servizi. Ricercare  però  l'unione con altri comuni facendosi prevalentemente guidare dalla pretesa di continuare a mantenere immutato - se non di accrescere - il proprio pezzettino di potere locale non porta da nessuna parte. 

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