martedì 7 maggio 2013

L'Emilia-Romagna spreca troppo qui più rifiuti del resto d'Italia

dal sito: http://bologna.repubblica.it/cronaca/2013/05/02/news/l_emilia romagna_spreca_troppo_produce_pi_rifiuti_del_resto_d_italia-57933190/

La provincia di Bologna è la più virtuosa sulle quantità prodotte ma alla città spetta la maglia nera sulla differenziata, ferma al 42,3%. L'obiettivo è raggiungere il 70% entro il 2020. Ed è ancora scontro sugli inceneritori (di Enrico Miele)

Si riaccende lo scontro in Emilia Romagna sul progetto di dismissione degli inceneritori. Nei giorni scorsi, infatti, il consiglio regionale ha dato il via libera alla prima bozza del nuovo Piano di gestione dei rifiuti. Il progetto punta ad avvicinare le città emiliane agli standard europei su raccolta e smaltimento, fissando obiettivi ambizioni: entro il 2020 la produzione di rifiuti urbani dovrà calare del 25%, portando la differenziata all’ambizioso traguardo del 70% (la città di Bologna, per fare un esempio, ancora non arriva al 40%). Un maxiprogetto “discarica zero” per sostituire, come chiede l’Europa, i singoli piani provinciali, migliorando quantità (e qualità) della raccolta differenziata.

Una strada per ora in salita. Secondo uno studio elaborato da viale Aldo Moro, l’Emilia Romagna esce con le ossa rotte dal confronto con gli altri Paesi europei: da queste parti ogni anno si producono più rifiuti urbani (673 kg per abitante) sia rispetto all’Europa (500 kg) che al resto d’Italia (550 kg). E se la provincia di Bologna appare da questo punto di vista come la più virtuosa (con 562 kg) rispetto, ad esempio, a Rimini (801 kg) o Reggio Emilia (759 kg), al capoluogo va la maglia nera sulla differenziata (42,3%). I dati però risalgono al 2011. Da allora, grazie al porta a porta in centro storico e l’avvio di progetti all’avanguardia (come l’addio completo ai cassonetti a Casalecchio) la situazione è migliorata. Ma non basta: Bruxelles chiede di accelerare. Sui traguardi da raggiungere enti locali e aziende del settore sono in sintonia con viale Aldo Moro. Le distanze maggiori però riguardano il futuro degli impianti di smaltimento, dalle discariche ai termovalorizzatori. Un tema – quello del progressivo addio agli inceneritori – su cui l’assessore regionale all’Ambiente, Sabrina Freda, si è spesa in prima persona, anche al prezzo di duri scontri all’interno della giunta di Vasco Errani (che alla fine ha dato il via libera all’unanimità alla bozza). Nel testo, infatti, si spiega che dal 2014 gli impianti dovranno avere un ruolo sempre più residuale, favorendo la filiera del riciclo. L’Emilia Romagna al momento conta otto termovalorizzatori (compreso quello di Parma, entrato in funzione nei giorni scorsi tra mille polemiche). Ma l’addio agli inceneritori è visto come il fumo negli occhi dalle multiutility, che hanno investito centinaia di milioni per costruirli e in alcuni casi, come il “Frullo” a Granarolo, per renderli più efficienti.

Confservizi, l’organizzazione delle aziende di servizi pubblici locali, è sul piede di guerra e chiederà un incontro urgente al governatore Errani. "Da un punto di vista generale condividiamo gli obiettivi dell’Europa – spiega il presidente Graziano Cremonini – ma vogliamo approfondire le reali esigenze di smaltimento da qui al 2020". Cioè quali (e quanti) inceneritori di Iren e Hera dovranno restare in attività. Su questo Cremonini è chiaro: "Non è accettabile pensare che entro sei anni si saranno realizzate le condizioni per superare discariche e termovalorizzatori, così rischiamo di tornare indietro".

La bozza del piano regionale in realtà non fissa alcuna tempistica. Al momento quello approvato dall’aula è un documento preliminare. Tra i critici anche Andrea Defranceschi del Movimento 5 Stelle che definisce il piano sui rifiuti "una generica dichiarazione d’intenti". Il dubbio è come faranno Province e Comuni "ad adottarlo senza sapere quali impianti chiudere e cosa fare delle vecchie discariche. Non c’è alcuna programmazione". Nell’attesa, partirà il confronto con associazioni ambientaliste ed enti locali. Tra due mesi il piano tornerà nelle commissioni per il via libera definitivo dal consiglio regionale entro dicembre. A gennaio, quindi, si parte. In che modo si vedrà.

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