lunedì 27 ottobre 2014

105 campi da calcio (ancora sul compartone)

Commentiamo l'intervento dell'Assessore Tasini durante il Consiglio di approvazione del Piano particolareggiato del Compartone nella seduta ferragostana del 17/agosto, non tanto per polemizzare con lei quanto per riflettere su alcune idee generali che non condividiamo.

L'assessore nel suo intervento partiva dalla semplice domanda:

Serve il C 2.4 a San Giovanni in Marignano?


Per rispondere richiamava i tanti C2 attuati, previsti dal prg vigente (dal 1997 ad oggi), per una superficie pari a 3 volte quella del Compartone di cui nessuno si è mai lamentato (ci fidiamo il dato non l'abbiamo verificato).
Utilizzando le sue stesse argomentazione ci chiediamo ma davvero serviva il compartone se dal 1997 si sono urbanizzati, solo a San Giovanni, una superficie pari a 105 campi da calcio?.
Il compartone servirebbe perché ci consente di realizzare opere pubbliche ma nel 2014 c'è ancora qualcuno che crede si possa andare avanti svendendo il territorio senza che vi sia un'effettiva richiesta delle unità edilizie prodotte, al fine di realizzare opere pubbliche? Siamo ancora convinti che sia questo il sistema più giusto?.


L'assessore passa poi a tessere le lodi delle amministrazioni passate a livello pianificatorio.
Non vogliamo in questa sede entrare nel merito  dell'attività di pianificazione del nostro comune negli anni passati, in contesti culturali e convinzioni che oggi sono radicalmente cambiate. Sappiamo con certezza però che essa non  va riproposta nel futuro. L'idea che non possiamo espanderci indefinitamente perché il  territorio è una risorsa finita, che gli edifici non si possono sostituire come qualunque oggetto di consumo, l'idea che impermeabilizzare i suoli crea degli scompensi che non è possibile risolvere con una misera vasca di laminazione devono trovare fondamento nelle nuove politiche urbanistiche in maniera prepotente ed importante.
Non possiamo di certo proseguire con i principi cardine delle politiche urbanistiche degli anni 90 dicendo che siccome allora sono stati efficaci lo siano anche ora e non ci sentiamo di accettare che la politica urbanistica affondi ancora le sue fondamenta nel consumo di territorio che è ritenuto una “sventura” oltreché dalla cultura urbanistica in senso generale anche dalle numerosi leggi statali e regionali emanate negli ultimi anni.


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