giovedì 6 dicembre 2012

Il consumo di suolo in Emilia Romagna

Legambiente presenta i dati sul consumo di territorio in Emilia-Romagna e sui piani urbanistici delle città

dal sito http://www.bologna2000.com/2012/12/06/legambiente-presenta-i-dati-sul-consumo-di-territorio-in-emilia-romagna-e-sui-piani-urbanistici-delle-citta/

Legambiente lancia l’allarme suolo in regione, e chiede interventi urgenti per fermare le previsioni contenute nei piani urbanistici assieme a provvedimenti per monitorare e porre un limite al consumo di suolo.
Sono quasi 100.000 gli ettari di terreno urbanizzato dal 1976 al 2008. Solo dal 2003, è andata persa una superficie di suolo agricolo in grado di fornire sussistenza alimentare per oltre 400.000 persone.

La provincia di Rimini è risultata quella con maggiore percentuale di aree urbanizzate, che rappresentano circa il 20% della superficie totale.
Per ogni abitante dei capoluoghi di provincia si calcolano più di 130 metri quadrati di superficie impermeabilizzata a testa, con il picco di Ravenna, che raggiunge i 580 metri quadrati procapite.
Se il dato di quanto sia stato consumato fino ad ora in regione è reperibile, non esiste alcuna analisi organica delle previsioni di consumo di suolo già presenti nei piani urbanistici.

In questo studio Legambiente – anche per denunciare questa mancanza – ha quindi provato ad analizzarne un campione limitato di territorio regionale: oggetto dell’indagine sono infatti i PSC (Piani Strutturali Comunali) dei 9 comuni capoluogo di provincia e di una ventina di comuni minori, su un totale di 348 comuni dell’Emilia-Romagna.
Un campione emblematico delle politiche urbanistiche in attuazione nella nostra regione.
Dall’analisi delle carte di questi PSC si scopre che le aree potenzialmente urbanizzabili superano i 10.000 ettari di superficie. Di questi più di 8500 ettari si annoverano nei soli capoluoghi, dove supera quota 110.000 i nuovi alloggi previsti all’interno dei rispettivi piani.
Preoccupante il caso di Parma, che tra l’eredità del vecchio PRG e le previsioni del PSC del 2006, prevede un ampliamento delle aree urbane tale da aumentare la superficie cittadina di oltre il 50%.

In tali piani non sono inoltre contabilizzate tutte le varianti per poli funzionali, commerciali e del settore terziario, spesso portate avanti con accordi di programma in deroga alla pianificazione, che portano ad ulteriori carichi di cemento rispetto a quanto si può leggere nelle carte. Un esempio significativo, in ordine di tempo, è il futuro centro sportivo del Bologna Calcio, previsto in piena campagna bolognese.
Numeri questi che, secondo l’associazione ambientalista, rendono necessaria una riscrittura urgente di tutti i PSC.

A fianco delle previsioni urbanistiche per l’espansione dell’abitato, vanno poi aggiunte quelle per la costruzione di nuove infrastrutture viarie: ben 5 le autostrade ad oggi in progetto in regione, che rischiano di portarsi appresso come opere “compensative” ulteriori tangenziali e strade nei comuni limitrofi.
«I dati dell’ultimo decennio, e le previsioni dei piani ci parlano di una politica urbanistica che sul versante del consumo di suolo ha fallito completamente», afferma Lorenzo Frattini, Presidente di Legambiente Emilia-Romagna. «Ciò che più ci preoccupa però è il mancato cambiamento di rotta all’interno della dirigenza politica. Il nostro appello al Presidente Errani, che nel proprio programma elettorale ha alzato il vessillo della tutela del suolo, è quello di invertire il senso di marcia, nei due anni di governo che gli rimangono, attraverso appositi provvedimenti normativi a protezione del territorio agricolo».

Al momento, a livello nazionale, giace una proposta di legge portata avanti dal Ministro Catania per una legge nazionale sul consumo di suolo. Se tale provvedimento non dovesse andare in porto, la Regione Emilia-Romagna deve fin da subito mettere in cantiere un proprio disegno normativo. Legambiente ha già predisposto un testo da proporre.
Inoltre è comunque necessario pensare un piano strategico per le città, con strumenti idonei a ridare slancio al settore edilizio senza consumo di nuovo suolo, in un’ottica di recupero dell’esistente attraverso operazioni di messa in sicurezza e di miglioramento energetico, estetico e sociale dei nostri centri urbani.

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