lunedì 2 giugno 2014

Dove eravamo rimasti?

I risultati delle elezioni amministrative 2014 di San Giovanni sono probabilmente ambivalenti.
“Hanno di nuovo vinto LORO”, si dice, forse sull’onda dell’emozione (e la delusione è un’emozione).
Certo, il nuovo sindaco è un politico di lungo corso presente in consiglio da più di 15 anni .
Però chi è interessato soprattutto al cambiamento del modo di fare politica a San Giovanni, e dunque al consolidarsi di una nuova etica pubblica, non può sottovalutare alcune novità che si sono verificate in questi ultimi mesi:
  • le primarie del Pd hanno tolto centralità ad una componente del partito che in questi anni, con esiti non esaltanti, ha indubbiamente influenzato la vita pubblica;
  • l'esclusione dal Consiglio Comunale della componente di centrodestra (un giudizio implicito della popolazione su di un certo modo di interpretare il ruolo dell’opposizione in questi anni?);
  • il ruolo dell’opposizione affidato al M5S che a San Giovanni ha raggiunto un importante risultato (4 consiglieri e il 40,12% del consenso), rilevante a livello provinciale, riuscendo ad aggregare chiaramente anche persone che non hanno votato M5S alle politiche dello scorso anno e alle europee di quest’anno. Lo scarto del 10% circa tra i voti raccolti dal M5S alle europee e quelli delle amministrative è in questo senso eloquente;
  • tra gli otto consiglieri eletti nella lista civica del centrosinistra, come in quella del M5S, ci sono persone giovani e ‘nuove’ alla politica attiva (come, a dir il vero, era successo anche nella legislatura appena conclusa). Il dopo primarie ha infatti determinato una ‘rottamazione dolce’ di un certo numero di ‘protagonisti’ della politica del paese che avevano iniziato a fare politica nelle file del Pci prima e Pds-Ds poi. Una nuova generazione, dunque, è messa alla prova anche nell’attuale maggioranza. Si spera che la sana voglia di protagonismo di questi giovani non venga soffocata, come tante altre volte, dalle liturgie partitiche. Evidenziamo anche come alcune componenti “esterne” alla maggioranza siano rimaste fuori dal Consiglio.
Quale strada prenderà Daniele Morelli? La strada della continuità, del “volemose bene” e del “cambiare non conviene”? Oppure la strada più difficile del rinnovamento amministrativo e politico (e dell’inevitabile affrancamento dall’influenza di alcuni stagionati politici che ancora si intravedono dietro le quinte)? Verrà ricordato per quello che ha fatto per qualcuno o per quello che ha fatto per tutti i cittadini?
La logica – ed il cinismo - della politica ci dicono che molto probabilmente verrà privilegiata la prima strada, quella più facile. Le prime inevitabili decisioni che incombono – per esempio sulla partecipazione, sul golf e sull’IMU non pagata del compartone – ci diranno ben presto da che parte il nuovo sindaco vuole davvero andare.(su quest'ultimo argomento vi segnaliamo il fresco ricorso del Comune contro la nomina di un commissario per l'approvazione del relativo piano particolareggiato).

D’altra parte a San Giovanni i cittadini elettori hanno espresso, con chiarezza e maturità, una grande voglia di cambiamento. Nulla è inevitabile in politica. E dunque tale volontà può essere attivamente valorizzata, ma anche, come spesso capita, sostanzialmente ignorata dietro generici appelli al dialogo.

È chiaro che il ruolo dell’opposizione in consiglio (e di quella fuori dal consiglio!) sarà fondamentale nel rammentare quotidianamente alla maggioranza e a tutti i cittadini la via del cambiamento. Non un cambiamento di parte, imposto dall’alto, che qualcuno ha già tutto in testa, ma un cambiamento attivo, condiviso, partecipato, che parte dall’ascolto reale e quotidiano della comunità, in un flusso di scambio continuo di esperienze e di informazioni tra governati e governanti, per fare crescere le competenze di tutti ed alimentare il senso di cittadinanza.


1 commento:

Unknown ha detto...

Ascolto, dialogo, confronto, parole del neo Sindaco Daniele Morelli

Come "cambiare insieme" in vista delle elezioni abbiamo incontrato e ci siamo confrontati con tutte le principali forze politiche e i movimenti presenti sul territorio, ma sempre singolarmente, mai collettivamente.

La mia proposta shock (scioccante, ma non sciocca), è quella di creare un tavolo di confronto collegiale fuori dalle sedi istituzionali con cadenza temporale da stabilire, ma certa.

Un Direttivo Marignanese in cui i rappresentanti di tutte le parti (PD, 5*, mentelocale, destra, c.insieme) affrontino in un'ottica costruttiva e propositiva le tematiche presenti e future di SGM.

Sarà poi il PD per la responsabilità avuta dal risultato elettorale, che deciderà se e come capitalizzare i risultati di questa officina delle idee.
Ascolto, dialogo, confronto...solo un'illusione ?